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08 marzo 2006

Un mondo senza domande

A volte penso a come potrebbe essere fatta una società di extraterrestri.

Oltre alla forma fisica degli abitanti, cerco di immaginare come potrebbero essere intessute le relazioni sociali con gli abitanti di quel mondo ipotetico.

Ammesso che siano in grado di usare un linguaggio, nulla ci assicura che sia qualcosa di simile ad un linguaggio terrestre.

Essendo un linguaggio che ha avuto un’evoluzione totalmente separata dai linguaggi umani, potrebbe avere strutture diverse, più semplici o più complesse di quelle dei linguaggi terrestri.

Potrebbe avere caratteristiche in più rispetto ai nostri linguaggi e contemporaneamente essere carente di altre.

Mi piace ipotizzare che, tra le caratteristiche mancanti, ci sia quella dell’interrogazione.

Sulla Terra diamo per scontato che qualsiasi linguaggio abbia sviluppato la forma adatta per formulare una domanda: sia nella forma, usando parole apposite come “quando”, “dove”, “perchè”, “come” ed il punto interrogativo (gli Spagnoli lo mettono anche prima della frase, rovesciato, in modo da preparare il lettore all’intonazione vocale adatta alla formulazione della domanda) e sia appunto nell’intonazione.

Se esistessero popolazioni aliene capaci di comunicare senza porre alcuna domanda, allora questa scoperta ci porterebbe necessariamente a riesaminare i nostri rapporti umani, in quanto il linguaggio è derivato proprio dall’esistenza delle relazioni interpersonali e dalla necessità di scambiare delle informazioni o meglio dalla speranza che l’altro sia già a conoscenza di informazioni a noi utili.

Verrebbe quindi da pensare che tali alieni siano degli egocentrici per natura.
Un linguaggio dove non esiste la domanda lascia presupporre che chi parla sia talmente sicuro di se e privo di necessità al punto di non avere mai bisogno di chiedere nulla a nessuno.

Una popolazione di nati imparati insomma !

Questo verrebbe da pensare in prima battuta, ma se ci soffermiamo un attimo a riflettere, forse potremmo trovare qualche altra motivazione a tutto ciò.

Immaginiamo invece che i “nostri” alieni abbiano sviluppato all’inverosimile e nel corso dei millenni, la capacità di percepire i bisogni e i desideri del prossimo, senza “costringerlo” a doverli per forza formulare all’interno di una domanda. Sulla Terra questa capacità è detta “empatia” e questo mondo ipotetico lo chiamerei proprio così: “Empatia”.

Ecco allora che le frasi degli abitanti di Empatia perdono quell’alone di presunzione del quale le avevamo ammantate all’inizio. Sono frasi pronunciate per far conoscere i propri desideri e necessità in un verso e per fornire le informazioni utili nell’altro.

Su Empatia non esistono frasi di circostanza, che guarda caso sulla Terra sono sempre le solite domande sulla salute o sul tempo. Gli Empatici (quasti strani alieni) ascoltano con molta attenzione e poi, quando l’interlocutore ha finito di parlare, se hanno delle informazioni utili le dicono, altrimenti non fanno domande.

Credo che non mi dispiacerebbe abitare per un po’ su Empatia, per provare come si vive senza essere tempestati di domande.
Come potete vedere mi sto allenando: ho scritto tutto questo racconto senza domande, “raccontando” appunto questa mia idea. Facendo ciò mi sono accorto che inizialmente è difficile smettere di domandare (anche a se stessi), ma poi alla fine ho capito che è molto più altruistico dire qualcosa, piuttosto che chiederla.

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