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16 gennaio 2006

Noi che viviamo in questo Mondo ...

Quanto è grande il "nostro" mondo ?

E' grande tanto quanto lo è il numero delle persone e luoghi che abbiamo conosciuto.

Cosa ci resta quando siamo anziani ?

I ricordi delle persone e dei luoghi conosciuti.

E di noi cosa resterà ?

Il ricordo di noi ... di tanto in tanto ... nei pensieri di chi ci ha conosciuto e nelle ombre dei luoghi dove abbiamo vissuto.

Vorrei che ci soffermassimo un attimo sul senso del "conoscere".
Come conosciamo una persona o un luogo ?
Ci sono molti modi di conoscere e ciascuno di questi è un mix unico dei nostri sensi, della nostra passione e del nostro animo.

Se ci limitassimo a pensare che conoscere voglia dire "aver visto", commetteremmo un grosso errore: pensiamo un attimo ai non vedenti. Se fosse così, questa categoria di persone sarebbe tagliata fuori da ogni tipo di conoscenza. Sappiamo bene che non è così.

Conoscere è metterci in contatto con un'espressione momentanea ed unica di un'altra persona o luogo. E' proprio questa momentaneità dell'evento che ne costituisce l'unicità.
La conoscenza quindi è ciò che resta dentro di noi in seguito a questi contatti. Quello che troviamo oggi nei nostri ricordi non è uguale a ciò che troveremo domani: c'è di mezzo la nostra memoria e i nostri stati d'animo che ogni volta ci presentano un quadro simile ma non identico delle esperienze vissute.
A volte di un luogo ci sovviene il ricordo dei colori, a volte quello dei suoni e a volte perfino quello degli odori. Ci sono quindi veri e propri livelli di conoscenza che contribuiscono, di volta in volta in misura differente, a fornirci il ricordo. C'è la componente oggettiva del ricordo, ma c'è anche quella soggettiva. Entrambe contribuiscono a produrre il ricordo miscelandosi in modo apparentemente casuale e finiscono con sfornare qualcosa che è al contempo simile a se stesso ma sempre diverso. La fonte di questa apparente casualità nella creazione del ricordo, suppongo vada ricercata in qualcosa di profondamente instabile e in continua trasformazione: il nostro animo.

Il ricordo può affiorare spontanenamente o per atto voluto.
Nel primo caso possiede anche un certo fascino e può provocarci delle emozioni: sembra quasi di rivivere un evento o di rivedere quella persona o luogo.
Nel secondo si presenta come un animale in cattività: è arrivato nella nostra memoria costretto con la forza, ora c'è, lo possiamo usare per i nostri scopi, ma non si concede alle nostre emozioni e appena ci distraiamo un attimo si dilegua più velocemente che può.

Esistono poi i libri e in generale tutti gli scritti: si tratta di veri e propri vettori intertempo e interspazio, contenitori di pensieri, in grado di trasportarli inalterati chissà quanto lontano nello spazio e nel tempo. Si tratta si luoghi speciali (i libri) dove vivono i ragionamenti, i sentimenti e le emozioni di coloro che li hanno scritti: i ragionamenti sono i più facili da scrivere, le emozioni le più difficili, ma se si riesce a scrivere i sentimenti, è probabile che al lettore possa anche giungere un'ondata delle stesse emozioni provate a suo tempo dall'autore.

E voi, ditemi, quanto è grande il "vostro" Mondo ?

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