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22 dicembre 2006

Il Tempo

E’ possibile che seguirmi in questi ragionamenti, possa farvi girare un po’ la testa ... è comprensibile, visto che scrivo mentre penso e penso mentre scrivo. Io comunque vi ho avvertito ... dopo non ditemi che non ve lo avevo detto !!!


Di tutte le cose che fanno parte della vita, il tempo è sicuramente quella che mi affascina più di tutte le altre. Forse perché è quel qualcosa che sentiamo che c’è, ma non possiamo far altro che limitarci a misurare il suo ineluttabile trascorrere.
Non solo, pare che scorra solo in un senso.
Se pensiamo all’inizio dell’Universo, non possiamo fare a meno di cercare di collocarlo in un determinato momento nella nostra consueta scala del tempo. Vorremmo riuscire a fissare l’istante in cui il tutto ha avuto origine, non considerando che, se mai ci riuscissimo, stabiliremmo al “contempo” anche un prima e un dopo rispetto all’istante della creazione.
Ma ha senso stabilire un prima ? Cioè, ha senso pensare che il tempo esista anche prima dell’Universo ?
Se così fosse, ci troveremmo davanti ad uno scenario in cui il tempo sta scorrendo e non esiste ancora nulla.
Il tempo sta scorrendo così da quando ? Da sempre? E perché?
Oppure dovremmo stabilire che il tempo ha anch’esso avuto un’origine ?
In questo caso non potremmo stabilire un istante in cui il tempo ha iniziato a scorrere perché, come già detto prima, se fissiamo un istante, allora stabiliamo anche un prima, e il prima in questo caso non avrebbe senso.
E’ già difficile concepire un tempo che scorre in mancanza di tutto il resto. Immaginare un tempo che “improvvisamente” inizia a scorrere nel nulla è qualcosa di molto lontano dal nostro comune pensare ...
Il tempo scorre da solo e poi ... all’improvviso ... tutto appare dal nulla: ancora più inspiegabile !!!
Domande su domande ...
Il tempo scorre sempre alla stessa velocità ?
Ci sarebbe da definire la velocità del tempo. Non potremmo definirla come la variazione del tempo nel tempo (secondi al secondo), pena il cadere in una definizione ricorsiva. Non possiamo basarci sul tempo per misurare il tempo !
Il tempo pare essere un concetto primitivo.
Ritorniamo un attimo a pensare all’origine dell’Universo. Tutto sembrerebbe tornare se supponessimo che tempo e materia (o energia, che è la stessa cosa) coesistano forzatamente, cioè che non esista tempo senza materia. In questo caso restano aperte due ipotesi: che tempo e Universo siano sempre esistiti (questo implica il ripetersi periodico di nascite, espansioni, collassamenti e morti dell’Universo) oppure che abbiano avuto origine “contemporaneamente”. In quest’ultimo affascinante scenario il Big Bang non solo sarebbe stato una violenta apparizione di tutta la materia dal vuoto, ma anche del tempo dal mai.

Anche il buon senso sembrerebbe consigliarci che il tempo da solo non avrebbe senso o quasi. A cosa servirebbe il tempo se non fosse misurabile con qualcosa, se nulla potesse mutare appunto nel tempo stesso. Se non c’è nulla, nulla muta e tutto (il nulla in questo caso) sarebbe “sempre” identico a se stesso ... come se il tempo si fosse fermato ... come se il tempo non esistesse. Fermare il tempo vuol dire che il tempo non esiste ?
Abbiamo dentro di noi innato il senso del trascorrere del tempo. Pensare di rallentare il tempo equivale a pensare di poter, osservando col nostro consueto senso del trascorrere del tempo, rallentare il trascorrere del tempo di tutto il resto. Altrimenti se anche il nostro tempo rallentasse insieme al tempo di tutto il resto, non ci accorgeremmo se il tempo rallenta o accelera.
Ecco, per misurare la “velocità” del tempo ci vorrebbe, come sistema di riferimento, una dimensione temporale parallela alla nostra e con “velocità” costante ... ma costante rispetto a cosa ? E poi ha senso una dimensione temporale parallela alla nostra ? Forse è il caso di non chiederci più se una cosa ha senso o no per cercare di capire certe cose. Forse certe cose, pur non avendo senso, sono così.

Forse esistono dimensioni temporali parallele e contigue e lo scorrere del tempo è solo la sensazione che percepiamo passando da una dimensione all’altra.
Dall’origine dell’Universo tutto quanto ha avuto un’impulso iniziale che lo fa viaggiare indipendentemente dalla sua volontà tra gli strati contigui del tempo ? Questa ipotesi mi pare talmente improbabile, che mi verrebbe voglia di scartarla. Da sempre tutto viaggerebbe alla stessa “velocità” attraverso questi ipotetici strati temporali. Tutti alla stessa velocità, perché altrimenti dovremmo vedere effetti differenti del tempo su cose dello stesso tipo. Atomi dello stesso elemento decadere più o meno velocemente e persone invecchiare più velocemente di altre ... Caspita, questo mi pare proprio di averlo notato, ma pare che dipenda da altri fattori (genetica, stile di vita, condizioni ambientali, ecc. ecc.). Meglio usare gli atomi per certe considerazioni !
Andare indietro nel tempo, in questa ipotesi degli strati temporali, equivarrebbe ad attraversarli in “senso” contrario a quello seguito da tutta la materia del nostro Universo. Forse, se due Universi si potessero incontrare, la materia dell’uno viaggerebbe indietro nel tempo rispetto alla materia dell’altro. Ma se gli strati temporali fossero a comune ai due universi allora tutto procederebbe normalmente (nel senso temporale ben inteso !!!).

Altra ipotesi potrebbe essere la seguente: il tempo è generato dalla materia. Ogni singola particella di materia (o energia) genera un flusso di tempo, per la cui entità ci sarebbe da stabilire se sia proporzionale o no alla massa (o energia) della particella generatrice. In questo caso non credo che sia il caso di tener conto della formula che lega massa, energia e velocità della luce (E=MC2) in quanto vincolata alla velocità e quindi al tempo stesso. Comunque, se così fosse, cioè che il tempo viene generato dall’universo stesso, saremmo di fronte ad altri quesiti di un certo calibro: il tempo ha una velocità ? Se si, si potrebbe parlare di “velocità del tempo” e dato che la luce viaggia nel tempo, verrebbe da supporre che la velocità del tempo è maggiore o uguale a quella della luce. Mi immagino il fotone che mentre viaggia alla velocità della luce, essendo lui stesso energia, genera tempo, e lo genera a partire dalla sua velocità e quindi il tempo generato dovrebbe in qualche modo uscire dal fotone e quindi andare più veloce del fotone. Forse sto esagerando ...
Forse l’entità del flusso di tempo generato diminuisce con l’aumentare della velocità, per arrivare e zero alla velocità della luce. In questo caso luce e tempo avrebbero la stessa “velocità”. Oppure è assurdo anche pensare al concetto di velocità del tempo ?

Anni fa, mentre tornavo a casa in auto da lavoro, sono passato dentro un galleria. Mi son detto: “Se faccio un incidente potrei morire. Sono ancora vivo, ma alla mia età tante persone sono già morte. Se decidessi si sbandare, molto probabilmente morirei o rimarrei gravemente ferito. Il mio futuro dipende da una mia scelta e può prendere una direzione oppure un’altra. Questo è vero ad ogni istante: se faccio una cosa il mio futuro si sviluppa in un modo, mentre se ne faccio un’altra si, sviluppa in un altro modo.” Fu allora che mi balenò l’idea del multi-universo. Praticamente è un’ipotesi che consiste nel considerare la visione istantanea dell’intero Universo come la situazione derivante da tutte le scelte fatte durante la nostra esistenza: una ad ogni istante ! Ma c’è di più: ad ogni istante (e quindi ad ogni scelta) il nostro Universo si replicherebbe per ciascuna delle possibili scelte che abbiamo a disposizione. Ciascuno di noi, in ogni istante, starebbe effettuando una scelta e quindi starebbe percorrendo un determinato ramo nel grande albero delle scelte, mentre un nostro doppio sta contemporaneamente percorrendo l’altro ramo della scelta, in un universo parallelo, ormai separato dal nostro. Allora pensai che chissà quante volte ero già morto negli altri rami dell’albero delle scelte, o chissà cos’ero diventato in altri rami: più ricco, più povero, ecc. ecc.
Forse la morte è un’illusione: muoiono sempre gli altri !!! Se c’è sempre una scelta, ad ogni istante possiamo morire o restare vivi: l’istanza di noi che segue (volontariamente o no) il ramo della morte, muore, l’altra resta viva, e così via fino alla prossima eventualità.
Si potrebbe obiettare che in questo modo i possibili Universi sono straordinariamente infiniti. Non vedo controindicazioni a questa possibilità.
Potrebbe anche succedere che alcuni rami dell’albero delle scelte, dopo innumerevoli biforcazioni, si riuniscano andando a costituire lo stesso tipo di Universo. Molto grossolanamente: se perdo un euro alle nove della mattina o alle tre del pomeriggio, alle 6 della sera, mentre sto tornando a casa in auto la situazione è esattamente la stessa ... i due Universi si sono ricongiunti.

Un’altra riflessione riguarda la diversa percezione del trascorrere del tempo con l’aumentare della nostra età. Ho notato lo stesso effetto su di me e in molti mi hanno confermato la stessa sensazione. Si ha l’impressione che, quando eravamo piccoli, le giornate durassero più a lungo e ancor di più le settimane, e i mesi. Le stagioni e gli anni poi erano lunghissimi. Più cresciamo e più tutto pare scorrere più velocemente: sembra ieri che cullavo mio figlio per farlo addormentare e ora va a scuola. L’Estate passa in un baleno. Siamo già a Natale e tra poco dovremo pensare alla prossima Estate …
Per questo fenomeno ho una teoria puramente matematica e di una banalità sconcertante (a volte mi sorprendo da solo). Praticamente ciascuno di noi rapporta costantemente gli intervalli di tempo alla durata complessiva della propria esistenza: per un bambino di un anno, un giorno equivale alla 365ma parte della propria vita, mentre per un uomo di 40 anni equivale alla 14.600ma parte e, per un vecchio di 90 anni, alla 32.850ma parte. Tenuto come costante il periodo del proprio vissuto, appare sempre più breve la lunghezza dei giorni, mesi, stagioni ed anni che si vivono. Sarebbe quasi una dimostrazione che la sensazione del tempo è un prodotto della nostra mente ... se non il tempo stesso.

Perché poi quando facciamo qualcosa di interessante sembra che il tempo scorra veloce, mentre al contrario, quando facciamo qualcosa di noioso il tempo sembra “non passare mai” ? Forse perché quando siamo coinvolti psicologicamente da qualcosa, gran parte della nostra attenzione è concentrata su quella cosa e poca invece è dedicata a misurare lo scorrere del tempo, col risultato che quando torniamo ad uno stato normale di attenzione, i conti non ci tornano e ci sembra che siano stati letteralmente “saltati” dei periodi di tempo. Provate a chiedere a chi gioca intensamente ai videogiochi ...
L’esatto contrario accadrebbe quando ci annoiamo.

Fatto sta che il tempo rimane per me qualcosa di affascinante e misterioso.
Ma la vita è breve e non posso passare tutto il mio tempo a pensare al tempo.

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