Google

31 ottobre 2006

Omicidi di Stato

COMUNICAZIONE URGENTE

Al detenuto Nome Cognome, matricola 0123456789/01

La presente per informarla che in data gg/mm/aaaa alle ore hh:mm:ss la sentenza di condanna alla pena capitale a suo carico verrà eseguita nei locali del penitenziario ABCDEFGHIL di MNOPQRSTUVZ.
All’esecuzione potranno assistere anche suoi familiari.
Come consuetudine, prima di essere condotto da parte del nostro personale specializzato nei locali adibiti all’esecuzione della sentenza, potrà consumare un ultimo pasto ed effettuare le ultime operazioni di toilette, nonché usufruire del servizio di confessione ed estrema unzione. Si raccomanda la massima puntualità e rapidità nello svolgimento delle pratiche preliminari.


Distinti saluti.

La Direzione

----------------------------------------------------------------------------------

Non so come vengono comunicate certe cose ai detenuti in attesa di essere giustiziati, ma credo che in certe parti del mondo anche una semplice comunicazione, come quella che mi sono inventato, è impossibile da pensare.

La pena di morte o pena capitale ... è un incubo che mi sgretola l’anima.

Quando, per miracolo, gli impegni del vivere quotidiano mi distraggono per qualche tempo da questo pensiero, il mondo degli uomini mi pare sopportabile ma, non appena pongo nuovamente il pensiero a questa cosa, per la quale non trovo più un aggettivo capace di attribuire una descrizione qualitativa che coincida pienamente col mio sdegno e sgomento, tutto decade nella tristezza più profonda.

E come un toro ferito mortalmente nell’arena, sente gocciolare via la vita, mentre tutti intorno a lui applaudiscono al torero, così io lancio sguardi senza speranza alla ricerca vana di sentimenti, di chi “sente” questa cosa come la sento io. E sono li ... accanto a tutti i condannati a morte ... con l’ineluttabile fine in arrivo ... e muoio ogni volta con loro ... per ritrovarmi vivo, pronto a soffrire ancora ... ancora una volta ... come sempre senza speranza.

E più vivo queste sofferenze e più mi allontano dal comune pensare e sentire: come se cominciassi a parlare una lingua sconosciuta ai più e, al contempo, mi sentissi più vicino alle loro anime ... troppo vicino per essere visto.

Vorrei condividere questi sentimenti con un numero sempre più grande di persone, ma, più misuro il grado di sensibilità raggiunto dal prossimo, e più mi ritrovo assurdamente solo. Che sia una dannazione questa mia “condoglianza” ?

Quale strano male m’ha preso ?
E mi rituffo nella vita.

Etichette: ,